Cucinotta, 'Gli anni belli' una donna e il tempo che passa - TV KriTere.com

(ANSA) - ROMA, 31 GEN - Un Amarcord generazionale degli Anni
Novanta da parte di un regista, nipote d'arte, alla sua opera
prima. Stiamo parlando di Lorenzo D'Amico De Carvalho, autore de
GLI ANNI BELLI commedia 'coming age' con Maria Grazia Cucinotta,
Ninni Bruschetta, Romana Maggiora Vergano, Ana Padrão e Stefano
Viali. Ispirato a un vecchio soggetto della moglie del regista,
Anne-Riitta Ciccone, il film, in sala dal 7 febbraio con
Bendico, racconta una storia che si svolge tutta in un camping
nell'estate 1994. Protagonista una diciassettenne, Elena
(Maggiora Vergano), che ama i Nirvana, la rivoluzione e ha
soprattutto tanta voglia di crescere nonostante due genitori
(Cucinotta e Bruschetta) ormai in piena crisi. "L'età è solo uno
stato mentale - dice la Cucinotta -. In questo film che
considero molto attuale, a parte la vicenda di Elena, c'è la
storia di questa coppia, composta da me e Bruschetta, che si è
come persa da quando i figli sono cresciuti". Ora i due,
abitudinari da sempre, che dagli anni Settanta vanno nello
stesso campeggio, trovano questa volta una sorpresa: camping sul
mare ha un nuovo direttore, un fan berlusconiano, che ne ha
cambiato non solo il nome in 'Bella Italia' ma anche lo spirito
del divertimento di tutta la struttura che deve essere nel segno
della tradizione e degli ideali della destra. Quanto sono
lontani quegli anni Novanta? "Non tanto. Le nuove generazioni -
dice la Cucinotta - si possono ritrovare in quegli anni dove
certamente i vestiti e le mode sono diversi. Io comunque mi
ritrovo in tutto quello che Elena fa - aggiunge l'attrice e
produttrice siciliana -, sono totalmente d'accordo con le sue
piccole rivoluzioni, perché bisogna sempre vivere la vita
pienamente e, in questo senso, poco importa il periodo storico
". "GLI ANNI BELLI - dice il regista - è il racconto della
formazione di una generazione, la mia, in cerca di rivoluzione
in un mondo dove ci veniva detto che la storia era ormai finita.
Nati in una società super-privilegiata, la fine della guerra
fredda ed il procedere dell'integrazione europea ci promettevano
un futuro di pace, libertà, ed eterna crescita economica. Un
mondo perfetto, contro il quale sentivamo comunque l'urgenza di
ribellarci". (ANSA).