Sorrentino, Spielberg, Branagh, il tempo dei ricordi - TV KriTere.com

(di Alessandra Magliaro)
(ANSA) - ROMA, 20 FEB - Può essere a 50, a 60 o persino a 75,
non c'è una data, un compleanno che ti fa decidere che è
arrivato il momento di guardare indietro senza timore, c'è
piuttosto una sofferenza che cova e che prima o poi va elaborata
perché divenga altro, sia meno dolorosa, si trasformi in una
dolce carezza dei ricordi. E poi c'è la pandemia, un tempo che
ha indotto tutti a fare una pausa sul futuro e piuttosto
riflettere sul passato non senza nostalgia. E' questo un doppio
filo che lega i film di registi protagonisti degli Oscar:
Belfast di Kenneth Branagh, E' stata la mano di Dio di Paolo
Sorrentino e The Fabelmans di Steven Spielberg.
Con un cast che comprende tra gli Paul Dano, David Lynch,
THE FABELMANS è uno sguardo indietro alle radici creative del
regista candidato per West Side Story e un omaggio all'influenza
avuta dallo zio su di lui da ragazzo.
Con nomination a 7 premi Oscar, inclusi miglior film,
miglior regia e sceneggiatura originale (in sala in Italia dal
24 febbraio con Universal, presentato alla scorsa Festa del
Cinema di Roma in una coproduzione Festa del Cinema e Alice
nella città) anche BELFAST è quello che in gergo si definisce
film di formazione, 'coming age'.
E poi c'è il nostro Sorrentino. E' STATA LA MANO DI DIO,
candidato a miglior film internazionale agli Oscar (oltre che ai
Bafta inglesi) è la storia della sua adolescenza nella Napoli
degli anni '80, della Maradona mania. Un film che più personale
di così non si potrebbe, in un certo senso terapeutico, un film
che prova a elaborare il dolore per la perdita tragica dei
genitori, a 17 anni in quella fase adolescenziale in cui non e'
ancora certa la strada. (ANSA).