Ferretti-Lo Schiavo, che ci fa l'Oscar al gay pride a LA

(ANSA) - SANTA MARGHERITA DI PULA, 12 GIU - Lo scenografo
Dante Ferretti, classe 1943, tre Oscar e dieci nomination, e
Francesca Lo Schiavo, sua moglie, altrettanti Oscar e
candidature, sono di fatto una coppia da record
che al Filming Italy Sardegna Festival dimostra ancora una volta
che si può essere grandi e semplici allo stesso tempo.
Intervistarli è un piacere perché, tra l'altro, non manca loro
certo lo spirito.
Cosa è cambiato ad Hollywood? "Sono un po' perplessa -
risponde Francesca Lo Schiavo - per quello che sta accadendo,
perché certe cose dovrebbero essere scontate in un mestiere
artistico come il nostro. Perché allora sottolineare così, anche
con violenza, le disparità di etnia e orientamenti sessuali?
Sono diffidente nei confronti di questa nuova tendenza secondo
cui quando si fa un film devi mettere nella storia un uomo di
colore e uno di diverso orientamento sessuale. Una cosa
quest'ultima che sta diventando troppo vincolante. Basti pensare
all'enorme statua di un Oscar che l'Academy ha messo in testa al
gay pride al Los Angeles. Trovo tutto questo esagerato.
L'importante è scrivere belle storie".
Il film più importante? "Il primo fatto con Pasolini, ovvero
il VANGELO SECONDO MATTEO. Ricordo di aver scelto io tanti
luoghi dove girare tra i sassi di Matera, compreso quello della
crocifissione di Gesù". E ancora Ferretti su Pasolini: "Era un
poeta, uno scrittore, un genio e conosceva le persone molto
bene. È stato trattato male perché omosessuale ora è stato
riscoperto da tutti come artista. Devo tutto a lui".
Nostalgia del passato? "No, affatto - dice Lo Schiavo -:
siamo contenti di aver avuto tante occasioni che oggi è
difficile avere. A parte Sorrentino, Garrone e pochissimi altri
registi hanno interesse a creare storie che prendono vita anche
grazie ad ambienti che aiutano a rendere credibile la
recitazione degli attori". (ANSA).