Il nuovo codice della strada, voluto dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, si è dimenticato di loro: sono le persone con malattie croniche in cura con i derivati della cannabis. Un problema per oltre 20 mila automobilisti. Non si tratta di uso ricreativo delle droghe, come l'hanno definito in Parlamento. E nemmeno di drogati. Ma di pazienti affetti da sindromi neurologiche e oncologiche con dolore cronico che, dietro prescrizione medica, trattano i sintomi con terapie a base di estratti naturali della canapa indica, la pianta dalla quale si ricava anche la marijuana. Il nuovo codice entrato in vigore il 14 dicembre, però, non punisce come prima soltanto lo stato di alterazione. Anche la semplice presenza di tracce nella saliva del principio attivo della cannabis (Thc), pur non alterando i riflessi dell'automobilista, provoca infatti l'immediata sospensione della patente di guida, con successiva revoca fino a tre anni.
L'alternativa è di obbligare i pazienti ad assumere psicofarmaci sintetici, prodotti dalle case farmaceutiche, spesso con risultati inefficaci e gravi controindicazioni per la salute generale. L'inchiesta di Beppe Facchini su Dossier, il nostro quotidiano di approfondimento, indaga il caso dell'Emilia Romagna, una delle principali regioni in cui il sistema sanitario ricorre alla prescrizione di cannabis terapeutica, che tra l'altro viene prodotta dallo Stato attraverso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Una dimenticanza da parte di tutto il governo di Giorgia Meloni, a partire dal ministro della Salute, Orazio Schillaci. "Nessuno si mette al volante subito dopo l'assunzione di antidolorifici a base di cannabis. Ma i test salivari previsti dal nuovo codice della strada rilevano anche la presenza residua, giorni dopo l'assunzione", denunciano pazienti e specialisti nell'inchiesta di Beppe Facchini su Dossier, che chiedono al governo Meloni un intervento immediato. Ecco come.