Una vita per guarire gli altri, ora non riesce a curare sé stesso: il farmaco che può salvarlo è troppo caro

Il lutezio-177 PSMA, alla base di una terapia innovativa per trattare il cancro alla prostata in fase avanzata, è per molti un medicinale che allunga la vita. Per Giuseppe Marenga, 65 anni, tre figli, medico chirurgo d’urgenza del policlinico Umberto I di Roma e professore all’università La Sapienza, è l’ultima speranza di rallentare la corsa del tumore che lo ha colpito due anni fa. Il 16 dicembre volerà da Roma a Innsbruck, in Austria, per la sua prima seduta. La Asl dovrebbe rimborsare le cure all’estero tramite la cosiddetta “assistenza transfrontaliera”.

In Italia invece lo stesso farmaco non solo ha costi esorbitanti, ma è ancora interamente a carico del paziente. Autorizzato dall'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) all’immissione in commercio ormai da un anno e mezzo, manca la valutazione finale sulla rimborsabilità. 

“Era novembre 2022 quando mi è stato diagnosticato un cancro alla prostata già con metastasi, e ho iniziato prima la chemioterapia poi la radioterapia” racconta a Dossier. “Al termine del trattamento, contro ogni aspettativa data la gravità del mio caso, i risultati sono stati ottimi. Ho ricominciato anche in parte a lavorare”. Fino a maggio 2024, quando un forte dolore all’arto inferiore sinistro lo ha rigettato nel dramma. “All’inizio ho pensato a una semplice sciatica, poi su suggerimento del mio oncologo ho fatto una risonanza magnetica, che ha evidenziato una frattura patologica da carcinoma”. Una metastasi aveva causato la rottura dell’osso. Una tac ha poi scoperto masse tumorali anche al fegato.

Una vita per guarire gli altri, ora non riesce a curare sé stesso. Leggi l'inchiesta di Ginevra Nozzoli su Dossier

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